
Cosi` come molte altre lingue, anche l'italiano offre vari modi per potersi riferire alla parte della testa che ci guarda: faccia, volto, viso. Nell’agile volumetto di Antonio Marturano, intitolato Faccia. Identita` e deformita` (Fefe` Editore*, 2021, pagg.132), la faccia e non il viso ne` il volto e` al centro dell’attenzione soprattutto intesa come “elemento distintivo di un individuo all’interno dei rapporti sociali portarice dell’identita` personale”. Nell’Introduzione viene spiegata questa scelta molto saggia perche` lascia all’autore la liberta` di trattare della parte materiale del corpo, visibile, tangibile, e piena di significati sociali e personali. Due sono le linee centrali che guidano il pensiero dell’autore: da un lato, viene sviscerata la questione sociale e i rapporti umani che riguardano le reazioni pieni di pregiudizi degli altri dimostrati alla faccia, soprattutto se questa e` in qualche modo non “normale”, deturpata da malattie e ferite. D’altro lato, si prende in esame il ruolo identitario della faccia, vista come l’elemento centrale dell’identita` personale.
I quattro densi capitoli ripartono la materia in questo modo:
Pragmatica della faccia
Qui viene descritto il ruolo istituzionale della faccia in quanto la “vera” imagine di essa appare su documenti istituzionali che poi rafforzano l’idea dell’identita` personale (per es., la carta d’identita`). In questo caso, una persona e` “puramente una costruzione sociale” (p. 21). L’italiano abbonda di metafore e modi di dire che ruotano intorno alla faccia: perdere la faccia, metterci la faccia, faccia d’angelo, (viene menzionata la faccia verde e ‘ngialluta in napoletano). Nel capitolo si fa anche menzione della tecnologia dell’intelligenza artificiale che si occupa del riconoscimento facciale e dell’interfaccia nella computeristica.
Topica della faccia
Questo capitolo prende in esame alcune malattie che risultano in malformazioni e patologie facciali che provocano in altri un senso di repulsione e causano nell’individuo che ne soffre una forzata reclusione e privazione di rapporti sociali normali. L’autore esamina 3 casi: quello di Remy De Gourmont, quello di Joseph Merrick (the Elephant Man), e quello dell’esperienza personale. La consapevolezza di essere repellenti e la consequente mancanza di rapporti sociali separano brutalmente l’individuo dalla vita “normale”. Qui il gioco e` anche la “trasfigurazione” della faccia, cioe` l’interazione tra la brutezza esteriore e la bellezza interiore (dio/diavolo): sia De Gourmont che Merrick, nonostante le loro facce fossero deturpate da malattie orribili, trovarono amici o medici che furono capaci di intravvedere i valori umani al di fuori delle loro malformazioni facciali. Il caso personale di Antonio Marturano riconduce il discorso alla forza motrice della discriminazione nei riguardi di chi e` “diverso”, ma anche alla forza della gentilezza e dell’amore materno che superano quelli che sarebbero visti come ostacoli alla vita “normale”. Viene anche ricordato il fatto che la chirurgia maxillo-facciale arriva solo dopo la I Guerra Mondiale dopo la quale i reduci i cui visi furono distrutti poterono usufruire delle cure particolari per la prima volta.
Prostetica della faccia
La possibilita` di subire interventi chirurgici per risanare le sfigurazioni dovute alla guerra schiude altre problematiche, quali l’inclusione/l’esclusione sociale, il riconoscimento o l’orrore della propria faccia dopo l’intervento, la difficolta` di acquistare l’integrita` personale. Il caso dell’autore stesso che soffre della Sindrome Treacher-Collins (o Franceschetti-Zwahlen-Klein) sottolinea il problema di quelle malattie che portano non solo deturpamenti alla faccia, ma che sono accompagnate da altre patologie (che compromettono la respirazione, l’alimentazione, l’udito, il linguaggio): tutto questo provoca effetti negativi nelle relazioni sociali tra l’individuo e la societa` che in tanti casi si presenta intollerante, e piena di pregiudizi nei riguardi di chi e` “diverso”. L’autore, la cui malattia viene descritta come disabilita` di tipo medio-leggero, ha potuto costruirsi, dopo molte sofferenze, una vita piena di soddisfazioni grazie anche alla moglie Cinese e al figlioletto adottato Indiano. Inoltre, questo capitolo tratta l’argomento scottante dei nostri giorni dovuto alla pandemia: quello delle mascherine, le ragioni del loro rifiuto, e le spiegazioni del loro uso. In teoria, tutti dovrebbero avere gli stessi diritti, ma e` palese che la realta` si rivela ancora lontana da questa visione.
Conclusioni. La bellezza non salvera` il mondo
I pregiudizi estetici nei riguardi di chi ha la faccia deturpata da malattie o da ferite non solo sopravvivono ma vengono amplificati dalla sfrenata corsa all’uniformita` forzata dai sistemi produttivi capitalistici. L’autore fa appello a non lasciarci cullare dalla pigrizia mentale dell’uniformita` in modo che la biodiversita` culturale sia preservata e incoraggiata. Bisogna non solo uscire dalla conformita` e confrontarsi con la diversita`, ma soprattutto e` indispensabile uscire dall’incapacita` di “estirpare l’idea dell’equipolenza tra carattere e forma della faccia”.
Questo libro si e` rivelato uno di quelli che bisogna leggere piu` di una volta, perche’ i pensieri, le idee, i suggerimenti inclusi in esso fanno volare la mente in varie direzioni, tutte fruttuose. Prima di tutto, la forma, la foggia, della nostra faccia, volente o nolente, incita a una reazione sociale e personale. Questa reazione sociale non e` innata, e` creata dalla cultura in cui viviamo ed e` spesso esito di secoli di affermazioni estetiche senza fondamento. La reazione personale, come ci vediamo noi stessi, soprattutto oggi, e` pure finzione di un meccanismo economico e non ha basi solide su cui costruirsi un’identita`. In secondo luogo, il libro sottolinea la tensione ghettizzatrice fra la voglia di passare inosservati e la voglia di essere riconosciuti veramente: questa tensione esiste sia in chi ha deformazioni facciali sia in chi nasce con quello che si intende per belta` oggi (anche se, per ovvi motivi, il libro non tratta questa situazione). La malattia puo` diventare anche una fonte di forza, di autocoscienza piu` profonda: chi ha il volto deturpato osserva il mondo da una prospettiva che apre le riflessioni e stimola “ad andare oltre i limiti che la societa` a tutti i costi, con la sua logica da darwinismo sociale”, vuole imporre a tutti (p. 113). Inoltre, l’autore cita, sempre a proposito, vari autori (Arendt, Berlin, Kant, Lavater, Lombroso, Rodota`, ecc.) le cui idee arricchiscono il ragionamento offerto. Interessantissime sono pure le illustrazioni di facce prese da pittori (Escher, Salvador Dali`, De Chirico, Haisler, ecc.), ognuna delle quali potenzia gli argomenti trattati.
In conclusione, la lettura di Faccia. Identita` e deformita` di Antonio Marturano regala un godimento intellettuale che vale la pena assaporare a lungo.
*Il libro fa parte dell’affascinante collana intitolata “Oggetti del desiderio” in cui trovano posto Lingua, Cuore, Palpebre, Bocca, Orecchio, Naso, e molti altri.